Abbiamo giocato a Death or Treat, un gioco arcade, uscito ieri 11 maggio su Steam, andiamo dunque a scoprirlo!
Scheda del Gioco
Piattaforme: PC, PlayStation 5, Xbox
Tipo di gioco: Roguelike, Hack’n’Slash, Azione
Sviluppatore: Saona Studios Publisher: Saona Studios, Hawthorn Games
Death or Treath è un gioco in cui mi ci sono tuffato in maniera molto spensierata e che mi ha intrattenuto e coinvolto per qualche ora, facendomi però anche rilassare.
impersoniamo un fantasmino che deve andare in giro a menare i cattivi per far rinascere la città e ri-lanciare la sua attività.
Vale la pena di parlare della storia, delle meccaniche di gioco e della grafica soprattutto.
La Storia, il punto debole del titolo
Veniamo subito a quello che è il punto debole del gioco, secondo me: la storia. Non che ci sia bisogno di una storia forte per un buon roguelike, infatti il gioco funziona ampiamente anche a prescindere dalla storia. Ma mi ha spiazzato molto che la storia sia incentrata nello “sconfiggere i social network in tema Halloween”. Il direttore di Faceboo da tempo controlla le menti di tutti i fantasmi attraverso lo “storyum”, riducendo gli abitanti del nostro mondo di Halloween, mostri e fantasmi, a trovarsi completamente succubi e incapaci di vivere normalmente. Il nostro compito sarà dunque quello raggiungere Faceboo per sconfiggerlo, passando per le “sedi” dei vari social del mondo di Halloween, ovvero “Darkchat”, “riptok” e “deviltube”.
Per quanto io per primo non sia un gran fan di alcuni questi siti, mi ha lasciato un po’ spiazzato dalla scelta messa in atto per la storia dal team di sviluppo. Ammetto di non essere arrivato alla fine e magari la storia prenderà una piega affascinante e riflessiva, però ora come ora mi son solo sentito spiazzato da una storia che forse poteva essere più interessante e meno banale.
Meccaniche di gioco, un titolo roguelike ed hack n’slash
il gioco è descritto come un “action-roguelike 2D” e un “hack’n’slash“. E infatti abbiamo un percorso da fare, che ricomincia ogni volta che moriamo, nonostante sia possibile sbloccare delle scorciatoie man mano che progrediamo. Essendo un titolo prettamente Roguelike, dobbiamo appunto combattere all’arma bianca i nostri nemici: partiremo con un manico di scopa, ma in fretta potremo migliorare il nostro arsenale.
Il progredire nel gioco
Come alcuni dei più famosi roguelike, anche in Death or Treat è infatti possibile sbloccare nuovi potenziamenti, come nuovi armi che fanno più danno, oppure pozioni che aumentano i punti salute o la rigenerazione della salute. Diventando più forti le sfide, soprattutto nella parte iniziale saranno più semplici (ovviamente!) ma il gioco è ben pensato, per cui è possibile sbloccare scorciatoie in modo da evitare le zone iniziali quando diventano troppo facili: le curve di difficoltà e di miglioramento sembrano ben ponderate.
I Potenziamenti
A differenza di altri titoli roguelike, Deat or Treat non punta sui power-up unici e casuali per personalizzare la run ed è un peccato perché alcuni sono interessanti, utili e carini da vedere. Sono pochi, e l’unico modo per ottenerli in maniera affidabile è arrivare alla fine dell’area, dove ne troviamo uno prima del boss dell’area. In una ventina di run ne ho trovati soltanto due o tre in tutto, che comparivano in un livello bonus all’interno dell’area.
Gli stessi sono limitati anche perché sono per lo più “assistenti” cioè piccoli aiuti in battaglia, oppure bonus e malus tra salute, danni, agilità e ritrovamento oggetti.
Secondo me il peccato più grande è che i potenziamenti che già esistono sono estremamente carini e spesso anche utili: puntare su questi renderebbe ogni run un po’ più speciale e Death or Treat più interessante.
Miglioramenti
Man mano che progredite sentirete la necessità di nuove armi o altri potenziamenti: è necessario effettuare vari tentativi per riuscire a progredire, anche solo per recuperare gli ingredienti per comprare nuovi potenziamenti. Ad esempio, già affrontare con l’arma iniziale la seconda area è difficile. Acquistare nuove armi significa però fare almeno un paio di partite. Io non ho trovato eccessivamente pesante la cosa, ma potrebbe essere un fattore da contare se non siete mega coinvolti e rifare la stessa area per le terza o quarta volta vi pesasse. State tranquilli, voi non-speedrunner come me, anche se per progredire vi servirà un equipaggiamento migliore e dovrete un po’ farmarlo, la cosa tenderà a venirvi spontanea e fare dei livelli in più e arrivare più facilmente al boss di fine area, vi darà comunque soddisfazione.
Grafica, tradizionale ma estremamente curata
Parlando della grafica, la stessa è la prima cosa che salta all’occhio lanciando il gioco per la prima volta: Death or Treat è un gioco bidimensionale con grafica tradizionale, simile a quanto realizzato in titoli come cuphead e hollow knight, per capirci. Io l’ho apprezzata, è una grafica ben fatta e ben curata, con animazioni e movimenti fluidi. Anche il platforming è ben intuitivo, si riesce a capire che strada dove seguire anche quando è meno immediato (ad esempio il saltare sugli alberi per superare una montagna).
Comparto sonoro
Il comparto sonoro è tutto sommato ben realizzato. La particolarità è l’aggiunta di strumenti alla traccia man mano che avanziamo all’interno dell’area, per cui da ogni area partiamo quasi in silenzio, ma procedendo la musica crescerà di intensità. Non è stata una scelta che mi ha convinto: nelle prime aree mi son trovato davanti a una bella musica che cresceva bene, ma arrivando alla fine la colonna sonora era molto più caotica e poco organica. Sembrava arrangiata maldestramente. Era però un difetto solo delle aree finali e abbastanza ignorabile. Molto meglio invece i suoni e gli effetti.