Durante le scorse settimane ho avuto l’onore di poter giocare al nuovissimo capitolo della The Dark Pictures Anthology, serie ormai storica di titoli horror targati Supermassive Games che, da Man of Medan continuano a spaventare migliaia di giocatori. Il titolo che oggi andrò a recensire inoltre, segna la conclusione della prima di due stagioni per la serie di Supermassive, che, almeno per adesso ha “calato il sipario”. Non perdiamo quindi altro tempo ed addentriamoci nelle avventure di The Devil in Me.
Scheda del Gioco
Piattaforme: PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X
Tipo di gioco: Survival Horror
Sviluppatori: Supermassive Games Publisher: Bandai Namco
Benvenuti al World’s Fair Hotel!
Ambientato in una fedele riproduzione del castello di H.H. Holmes, primo serial killer americano, The Devil in Me, nuovissimo titolo della serie di punta per Supermassive Games, dopo un’agghiacciante prologo ci vedrà alle prese con una troupe televisiva, la Lonnit Entertainment, specializzata nella produzione di programmi riguardanti misteri, casi irrisolti e serial killer, programmi che però non sembrano avere molto successo, portando l’azienda, capeggiata da Charlie Lonnit quasi al fallimento.
Un giorno però, dopo la registrazione di un episodio dedicato proprio alla storia di Henry Howard Holmes, Charlie riceve una chiamata da una strana persona, il “Signor Granthem Du’Met”, benefattore che invita il gruppo nella sua villa, una riproduzione fedele del castello di H.H. Holmes situata in una piccola isola sulle sponde del lago Michigan, dove, la troupe potrà osservare una collezione di moltissimi cimeli legati al primo serial killer americano.
Le cose però non vanno come dovrebbero, ed il gruppo si trova a dover scappare dall’isola, dovendo fronteggiare svariati indovinelli e puzzle, chiaramente ispirati alla serie cinematografica “Saw L’Enigmista”, lottando per la propria vita e salvezza. È proprio qui che ho purtroppo iniziato a vedere i primi problemi di quest’ultimo episodio della prima stagione della The Dark Pictures Anthology, la storia, soprattutto nelle prime due ore di gioco risulta eccessivamente noiosa e non riesce nell’intento di creare “ansia” nel giocatore, come accadeva nei precedenti titoli della serie e nelle successive ore di gioco, che risulteranno molto coinvolgenti, facendo ricorso anche ai QTE, che da sempre caratterizzano i titoli di Supermassive per poter superare i moltissimi puzzle.
Anche i personaggi, a livello narrativo non sono ben sviluppati, non riescono infatti a trasmettere quelle sensazioni che permettono al giocatore di “legarsi” al personaggio interpretato rendendo difficile non solo l’impersonificazione, ma anche la possibilità di empatizzarli, andando ad innescare di conseguenza un meccanismo di sola furbizia che porta il giocatore a pensare solo al “salvare tutti” invece di giocare seguendo le proprie emozioni assieme a quelle dei personaggi.
Un’Ambientazione alquanto suggestiva
Sicuramente l’ambientazione ricercata dagli sviluppatori in questo nuovo capitolo è una delle migliori, superando quasi Man of Medan, che offre secondo il mio parere tutt’ora la migliore ambientazione della serie. Il castello di H.H. Holmes è stato riprodotto in maniera veramente ottima, andando a ricreare molte delle particolarità che hanno caratterizzato il World’s Fair Hotel. Pareti che si muovono, trappole ben nascoste ma soprattutto zone nelle quali spiare attraverso specchi a due vie o spioncini ben camuffati le camere degli ospiti rendono l’ambientazione di The Devil in Me una delle più curate, senza poi citare l’impegno degli sviluppatori nella realizzazione degli indovinelli, che vedranno i nostri protagonisti giocare “sadicamente” per la propria vita.
Supermassive in questo titolo ha inoltre voluto puntare molto sull’esplorazione, andando a riempire moltissime delle stanze del World’s Fair Hotel di documenti, oggetti e numeri da portare con se e ricordare. Ogni personaggio adesso ha inoltre a disposizione un proprio inventario, dove, quando necessario, verranno aggiunti i vari oggetti che raccoglieremo durante la nostra avventura che, al momento opportuno potremo utilizzare. In questo nuovo capitolo inoltre è possibile sperimentare le nuovissime possibilità riguardanti il movimento dei personaggi e le loro azioni, sarà infatti possibile superare degli ostacoli saltandoci sopra oppure strisciandoci sotto. Inoltre, potremo interagire molto di più con l’ambiente circostante che, per poter fronteggiare degli ostacoli ci richiederà di spostare degli oggetti sui quali poi salire sopra per poter proseguire.
Sono state inoltre aggiunte dagli sviluppatori nuove ed interessanti iterazioni simili ai QTE, che richiedono moltissima precisione del giocatore, anche a seconda della difficoltà di gioco. Le nuove aggiunte riguardano la possibilità di nascondersi e lo “stare in equilibrio, infatti in questo nuovo episodio seppur in maniera fin troppo guidata e semplice sarà possibile nascondersi da eventuali pericoli dietro a mobili, oggetti ecc… Anche questo tipo di iterazione richiede rapidità e precisione poiché presenta un limite di tempo che, se scaduto potrà portare alla morte dei nostri personaggi. È inoltre possibile sperimentare anche la difficoltà dello stare in equilibrio, infatti, quando passeremo sopra ad un tronco d’albero o un’asse sospesa nel vuoto dovremo bilanciarci utilizzando la levetta analogica di destra, in modo da non cadere.
Interessante anche l’aggiunta di moltissimi nuovi collezionabili, sbloccabili attraverso una nuova valuta che il gioco ci mette a disposizione, ovvero gli oboli, monete dell’antica Grecia che venivano posizionate sotto la lingua dei morti per poter pagare il viaggio a Caronte in modo da superare i tre fiumi del mondo dei morti. Durante la nostra avventura sarà possibile trovare molti di questi oboli, con i quali sarà poi possibile comprare (in una sezione dedicata del menu principale) alcuni diorami, ovvero rappresentazioni 3D di personaggi, avvenimenti o luoghi inerenti al titolo.
Grafica, un netto miglioramento
A livello grafico, ho notato in The Devil in Me un netto miglioramento rispetto ai precedenti titoli della serie, portando un’ottima evoluzione al tutto, soprattutto nella gestione delle ombre e delle luci, che su Xbox Series X riescono veramente bene, creando scorci con particolari contrapposizioni di luce ed ombra. Tuttavia il titolo è come i precedenti affetto da alcune problematiche, infatti, molte volte, le texture non completano rapidamente il loro caricamento che rimane poi visibile quando ad esempio abbiamo una cinematica in corso. Inoltre, sulla console di Microsoft ho notato alcuni problemi riguardanti i movimenti dei personaggi, che molte volte risultano casuali o repentini, infatti, può capitare spesso di vedere la bocca del personaggio cambiare rapidamente espressione per poi tornare alla posizione originale.
Audio, un doppiaggio… meh
Parlando del comparto audio, la nostra avventura viene dolcemente (creando spesso tensione e sospetto) accompagnata da inquietanti canzoncine riprodotte da vecchi e stonati grammofoni, senza poi parlare di tutti i rumori che, molte volte durante la nostra permanenza nell’hotel di H.H. Holmes sentiremo, facendoci accapponare la pelle. Ho potuto inoltre notare che in questo titolo Supermassive ha deciso di eliminare quasi totalmente i jumpscare, caratteristica che la serie si era portata appresso fin dal primo episodio.
Arriviamo però anche qua ad una nota dolente, il doppiaggio italiano, che nella sua interezza non risulta mal realizzato ma bensì vittima di alcuni grandi errori, infatti molte volte il parlato in lingua Italiano risulta più corto rispetto alla lingua madre e quindi il gioco è costretto a mostrare i personaggi che parlano senza audio oppure tagliare di netto i dialoghi Italiani. Inoltre, molte volte durante il gioco ho potuto sperimentare dei cambi anomali di lingua, infatti alcune righe di dialogo sembrerebbero non essere doppiate, andando quindi a far sentire il doppiaggio originale.
The Devil in Me, Tiriamo le somme su quest’ultimo Capitolo
The Devi in Me risulta quindi un discreto titolo, che cala il sipario sulla prima stagione della The Dark Pictures Anthology in maniera un po’ meno decisa rispetto alle aspettative. L’ambientazione è sicuramente una delle più suggestive della serie e riesce a farla da padrona per la gestione dell’ansia e dell’inquietudine, riproducendo in maniera estremamente fedele il castello del primo serial killer americano, la storia d’altra parte si è fatta trascinare da una narrativa a tratti troppo lenta, soprattutto nelle prime ore di gioco, non riuscendo comunque a mantenere l’attenzione del giocatore al 100%. La stessa cosa accade con i personaggi, che non riescono purtroppo a creare il legame empatico con il giocatore, come accadeva nei precedenti titoli della serie.