Il Giappone ha da sempre avuto un ruolo fondamentale nella cultura videoludica mondiale, grazie a case di sviluppo iconiche come Nintendo, Capcom e Sony. Tuttavia, l’influenza nipponica sui videogiochi va ben oltre la sola produzione di giochi: il tessuto socio-culturale del Paese del Sol Levante ha influenzato in modo significativo la forma e le tematiche dei giochi stessi.
Per approfondire questo fenomeno, abbiamo intervistato Alice Violaine Saletta, conosciuta come Mangaurania, una studentessa universitaria e artista (potete vedere i suoi lavori cliccando qui) che vive in Giappone da due anni e mezzo. Grazie alla sua esperienza di vita, Alice ci offre una prospettiva privilegiata sul rapporto tra cultura giapponese e videogiochi, che spesso viene distorto attraverso media o barriere linguistiche.
In questo articolo, Alice ci racconta le sue esperienze, aiutandoci a svelare alcuni aspetti meno noti del mondo videoludico giapponese. Insomma, la cultura dei videogiochi giapponesi è un mondo vasto e affascinante, che continua a influenzare il panorama videoludico a livello mondiale e, grazie alla testimonianza di Alice, possiamo approfondire le nostre conoscenze di questo universo unico e sorprendente.
Intervista ad Alice Violaine Saletta
Dr.Andrea Alfonsi:
“In che modo il tuo soggiorno in Giappone ha influenzato il tuo rapporto con i videogiochi e quali esperienze hai avuto che hanno formato la tua esperienza come videogiocatrice? Inoltre, il mondo videoludico ha influenzato anche il tuo stile artistico?”
Alice Violaine Saletta:
“In realtà, il mio rapporto con i videogiochi non è cambiato di molto da quando mi sono trasferita in Giappone. L’unica cosa che potrebbe essere cambiata è il fatto di sentirmi maggiormente indotta a comprare videogiochi dal momento che i negozi che li vendono, sia nuovi che usati, sono moltissimi e in cui spesso vengono venduti anche carte da gioco, dvd, manga (questi ultimi spesso per me di maggiore interesse).
Per quanto riguarda il mio stile artistico, penso che l’influenza che possono aver avuto sia data dalle animazioni e design dei personaggi simile a quello degli anime. Anche se i soggetti che disegno io per lo più sono draghi o, in generale, creature. l’idea per le pose e la colorazione penso che mi siano dati in parte anche da questa influenza.”
Dr.Paolo Alfonsi:
“Quali sono i trend attuali nel mondo dei videogiochi in Giappone?”
Alice Violaine Saletta:
“Vanno moltissimo i giochi RPG (ultimamente Genshin Impact), i giochi dei Pokémon sono sempre una certezza (anche perché fanno una incredibile campagna pubblicitaria) così come in generale i giochi della Nintendo (Mario e Zelda sempre colonne portanti) e infine devo dire che vedo moltissimo giocare al telefono, specialmente sui mezzi di trasporto. Questi ultimi a me sembrano tutti simili (forse perché non li conosco) e generalmente sono pieni di personaggi un po’ stile Final Fantasy che ricordano dei personaggi anime super accessoriati e consistono spesso nel premere costantemente lo schermo del telefono per sconfiggere i nemici… O almeno questo è quello che viene visto da fuori, poi conoscendo i giapponesi all’interno saranno sicuramente meccaniche di gioco complicatissime”
Dr.Andrea Alfonsi:
“Come descriveresti la scena dei videogiochi in Giappone rispetto all’Italia?”
Alice Violaine Saletta:
“Probabilmente più ricca. Per quanto riguarda i videogiochi occidentali mi sembra di capire che non ci siano grandi differenze rispetto all’Italia, ma quando si va a parlare di videogiochi giapponesi ce ne sono moltissimi che per esempio in Italia non sono mai stati o non verranno mai esportati. Allo stesso modo, la quantità di giochi per telefono che si trovano negli store online di applicazioni sono esageratamente maggiori.”
Dr.Paolo alfonsi:
“Hai notato delle differenze culturali nei gusti e nei modi di giocare dei giapponesi rispetto agli italiani?”
Alice Violaine Saletta:
“Da quello che vedo passeggiando per le città e parlando con i miei amici, sicuramente i giapponesi sono più per RPG/ARPG. Se quasi tutti i miei amici maschi italiani giocano a FIFA o simili, questa cosa per esempio qui non c’è. Detto ciò, ultimamente la scena si sta abbastanza omologando e quindi spesso in live su Twitch o Youtube potete trovare giapponesi che giocano a videogiochi che conoscete anche voi.”
Dr.Andrea Alfonsi:
“So che hai sviluppato una demo di un videogioco, come è stato farlo? Quali sono le difficoltà maggiori?”
Alice Violaine Saletta:
“In realtà sono proprio ai primordi della demo che vorrei fare. Grazie alla quantità di tutorial disponibili su Youtube, se si ha una minima conoscenza di programmazione penso che la “difficoltà” maggiore sia organizzare il lavoro. Più elementi di gioco (dialoghi, personaggi, oggetti, trasformazioni, animazioni, metodi di combattimento) si aggiungono, più ovviamente la pianificazione diventa intricata. Tuttavia, con un buon piano e tempo a disposizione penso che riuscirò a creare la demo come vorrei.”
Dr.Paolo Alfonsi:
“Qual è il tuo gioco preferito sviluppato da una software house giapponese, e perché ti piace?”
Alice Violaine Saletta:
“Probabilmente Pokémon. A parte il fatto che ci gioco da quando avevo quattro anni, mi piace la struttura essenziale del gioco (catturare e collezionare Pokémon, addestrarli e combattere con altri allenatori), le musiche e i design (più di quelli per Game Boy che di quelli recenti). In particolare, per quanto riguarda storie che mi hanno appassionato, vorrei citare Pokémon Mystery Dungeon.
Infine, sempre di Nintendo, mi piace molto anche giocare ad Animal Crossing. È un gioco molto rilassante e in cui è possibile personalizzare in grande scala sia il personaggio che il mondo in cui si trova.”
Dr.Andrea Alfonsi:
“Che tu sappia, ci sono videogiochi molto famosi in Giappone che all’estero sono sconosciuti?”
Alice Violaine Saletta:
“Ultimamente con la globalizzazione in realtà non sono poi così tanti. I videogiochi giapponesi che vanno alla grande qui poi le aziende puntano a esportarli, quindi spesso vengono lanciati lo stesso giorno in tutto il mondo.
Per telefono invece direi “Pazu Dora” (パズドラ). Si tratta di un gioco che va fortissimo da una cosa come 10 anni ed è inarrestabile. La meccanica è molto semplice: ci sono dei dungeon e per sconfiggere i mostri che appaiono e procedere con la propria squadra si ha un puzzle un po’ alla CandyCrush. La cosa bella è che molto frequentemente fanno delle collaborazioni con gli anime più famosi e in quei periodi è possibile ottenere i relativi personaggi.”
Dr.Paolo Alfonsi:
“Qual è la cosa che più ti piace dei videogiochi e cosa ti piacerebbe vedere cambiare?”
Alice Violaine Saletta:
“Una delle cose che mi piace di più dei videogiochi è sicuramente la storia, seguita dal design dei personaggi e dalle ambientazioni.
Sinceramente, dal momento che spesso a giocare sono giovani ragazzi, mi piacerebbe vedere da parte delle grandi compagnie dei giochi un po’ più orientati a lanciare un messaggio istruttivo e di ispirazione (cosa che umilmente vorrei implementare io stessa nella mia demo).”
Dr.Andrea Alfonsi:
“Credi che i videogiochi possano essere considerati una forma d’arte? Perché?”
Alice Violaine Saletta:
“Assolutamente sì. Secondo me un videogioco è un’esperienza completa a partire dalle illustrazioni e design dei personaggi, le musiche e la storia. Giocare a un videogioco per me è compiere un percorso che si fa come quando si legge un libro o si guarda un film. Le emozioni che si possono provare possono essere tanto forti quanto quelle provate davanti a un quadro.”
Dr.Paolo Alfonsi:
“Come pensi che i giochi possano essere usati per l’istruzione e la formazione?”
Alice Violaine Saletta:
“Penso che gli aspetti fondamentali siano la storia, il tipo di personaggio principale e le sue interazioni col mondo di gioco e con gli altri personaggi. Un videogioco può tranquillamente promuovere solidarietà, altruismo, attenzione verso l’ambiente e trattare di tante altre tematiche formative se ben strutturato.”
Dr.Andrea Alfonsi:
“Come è visto il fenomeno degli “otaku” in Giappone? Ci sono pregiudizi o stereotipi associati a questo termine?”
Alice Violaine Saletta:
“Lo stereotipo di “otaku” in Giappone è un uomo di una certa età, probabilmente in sovrappeso, con occhiali spessi, frangia fino agli occhi e generalmente di aspetto poco curato che bazzica spesso per Akihabara (il quartiere elettronico di Tōkyō) e i Maid Cafe, luoghi in cui le cameriere sono delle carinissime ragazzine che indossano vestiti lolita e fanno show in cui ballano in modo molto “kawaii”. Sì, diciamo che sono l’essenza stessa del “kawaii”.
In generale, il termine “otaku” non ha un’accezione positiva, anzi. Questo tipo di persone che adorano collezionare manga, videogiochi, gadget, action figure, carte e tanto altro, molte volte non hanno un lavoro vero e proprio, probabilmente hanno poche amicizie e spesso di rinchiudono in casa (fenomeno dell’ “hikikomori”) e per questo vengono viste dalla società come una specie di “fallimento”. Ovviamente, questa è la descrizione più generica che posso darvi, all’interno poi, per fortuna, ci sono anche tante sfumature ed eccezioni.”
Commento all’Intervista
Analizzando le risposte di Alice, la scena videoludica giapponese è molto più vasta e variegata rispetto a quella italiana, con una grande quantità di giochi giapponesi che non sono mai stati esportati in Italia, sottolineando che ve ne sono molti inerenti ai giochi per smartphone. Inoltre, la scena giapponese sembra essere più orientata verso i giochi di ruolo e d’azione, mentre in Italia sono molto popolari i giochi Sportivi, come ad esempio i giochi calcistici. Tuttavia, Alice nota che ultimamente la scena giapponese sta diventando più omologata e i giapponesi stanno iniziando a giocare anche a giochi noti in Italia.
Antropologicamente parlando, queste differenze possono essere spiegate dalle culture e dalle tradizioni diverse dei due paesi. In Giappone, c’è una lunga e ricca tradizione di fumetti (Manga) e prodotti di animazione tipici del proprio ambiente (anime) che ha influenzato la cultura popolare del paese e quindi anche la scena videoludica. Inoltre, il Giappone ha una forte cultura dell’innovazione e della tecnologia, e il settore dei videogiochi è stato un grande successo commerciale per il paese.
D’altra parte, l’Italia ha una cultura diversa, basata sulla sua lunga storia e il suo patrimonio culturale. I giochi sportivi calcistici sono molto popolari in Italia, dove lo sport è visto come un’attività importante nella vita quotidiana. Inoltre, il settore dei videogiochi in Italia è meno sviluppato rispetto al Giappone, quindi la scena videoludica italiana può essere considerata meno influente a livello globale, difatti solo pochi giochi sviluppati in Italia sono famosi nel mondo, come ad esempio Mario + Rabbids Kingdom Battle (sviluppato da Ubisoft Milano, Ubisoft Paris) .
Grazie ad Alice abbiamo capito o confermato che la scena videoludica giapponese è influenzata dalla ricca tradizione di manga e anime e dalla cultura orientata all’innovazione e alla tecnologia, mentre la scena videoludica italiana è influenzata dalla cultura sportiva. Non ci si deve sbalordire dalla scelta degli acquirenti italiani che sono più propensi ad acquistare giochi calcistici, mentre in Giappone sembra essere più propensi ad acquistare giochi che puntano il loro gameplay sul parametrismo.