Questa serie di articoli nasce come supporto alla mia tesi universitaria per la mia laurea magistrale in pedagogia didattica. Per questo motivo, mi piace studiare anche dal punto di vista artistico, attorno e compreso nel medium stesso del videogioco. Come sottolineo spesso in questi articoli, il videogioco è un medium molto giovane, con circa 50 anni dalla sua nascita. Questo fa riflettere da più punti di vista, come ad esempio la sua rapida evoluzione e stratificazione, in gran parte dovuta all’avanzamento tecnologico. Dal momento che questo avanzamento consente a più persone di accedere a strumenti che possono permettere loro di costruire e esporre il proprio senso artistico all’interno di tale medium, ciò diventa un aspetto rilevante sul medium stesso.
Oggi abbiamo intervistato un’artista romana che, sebbene non sia strettamente legata al mondo videoludico, offre opinioni interessanti a riguardo, oltre a condividere le sue ispirazioni che l’hanno portata a intraprendere il suo percorso di studi e carriera.
Se trovate interessante questa serie di articolo potete vedere la mia intervista a Andrew Shouldice, uno degli autori di Tunic, cliccando qui
“Annamaria Di Ruocco, ma in arte conosciuta come Skelvron. Romana doc classe 1999, aspirante fumettista, cosplayer per svago, streamer per sbaglio, dungeon master per scelta”
potete guardare i suoi lavori cliccando qui
Intervista con Annamaria Di Ruocco
Andrea Alfonsi:
Parli brevemente di lei e del suo lavoro.
Annamaria di Ruocco:
Sono Annamaria, conosciuta online e sui social come Skelvron. Nella vita cerco di essere una fumettista e un’illustratrice, e specifico CERCO perché sto ancora studiando per diventarlo. Negli ultimi anni mi sono dedicata all’illustrazione di manuali di gioco, e spero col tempo che diventi il mio lavoro. Oltre al disegno, che occupa gran parte del mio tempo libero e non, sono una master di DnD, ho un piccolo canale twitch dove gioco e disegno, dipingo miniature e faccio cosplay.
Andrea Alfonsi:
Quali esperienze formative ha acquisito all’interno del mondo dei videogiochi? In che modo ritiene che queste esperienze abbiano contribuito al suo apprendimento e alla sua crescita personale?
Annamaria di Ruocco:
Il mondo videoludico, parlando per fattori che riguardano me e il mio lavoro, mi ha aiutato tantissimo ha sviluppare uno stile artistico e spaziare nel concept art. Il mio percorso come artista nasce con i giochi Nintendo di Super Mario, dove cercavo di emulare il più possibile lo stile di disegno. Crescendo, e scoprendo l’esistenza degli Art Book, ho iniziato una vera e propria collezione per ogni videogioco che completassi. Vedere il lavoro antecedente al prodotto finito mi ha sempre appassionato sin da ragazzina, quando ad 11 anni mi avvicinai agli art book di Assassin’s Creed, Metal Gear e Zelda.
In sostanza, se ho deciso di diventare una fumettista e di fare dei disegni la mia vita, lo devo ai videogiochi.
Andrea Alfonsi:
Può definire il concetto di apprendimento attraverso i media videoludici e fornire esempi concreti di come questo tipo di apprendimento si possa manifestare nella pratica?
Annamaria di Ruocco:
Nel mio piccolo sviluppo personale, posso dire che concretamente i videogiochi mi hanno aiutato a capire quanto lavoro ci sia dietro un progetto. Prima di aprire un art book e vedere l’enorme quantità di idee scartate che c’è dietro magari un semplice design di un personaggio, non avevo idea del tempo che un artista impiegasse per arrivare al risultato finale. Siamo abituati a vedere i personaggi così come ci vengono rappresentati, ma sfogliare quelle pagine piene di alternative, ti fa capire quante ore di processo creativo ci siano volute per arrivare a quel risultato. Grazie a questo, sin da piccola ho appreso di non dar mai per buono un disegno al primo tratto, ma di valutare sempre come possa migliorare.
Andrea Alfonsi:
I videogiochi sandbox in quale maniera influenzano la creatività e la capacità di pensiero innovativo? In che modo l’interattività di questi giochi contribuisce allo sviluppo della creatività dei giocatori?
Annamaria di Ruocco:
Sono cresciuta con Animal Crossing e The Sims, che per quanto non siano dei veri e propri sandbox, mi hanno aiutato tantissimo con la crescita della mia creatività. Entrambi i giochi ti danno modo di spaziare a 360° con un tuo stile personale, dal vestiario all’arredamento, scoprendo anche cose che magari prima di allora non avevi mai valutato. Mi ricordo che The Sims non l’ho mai giocato veramente con l’intento di imparare a suonare il pianoforte o di riuscire a cucinare una frittata perfetta. Piuttosto passavo ore ed ore a creare case, spaziando in tipi di arrendamento diversi, da quello country a quello futuristico. Avevo addirittura valutato di fare architettura al liceo per quanto mi divertisse creare case su The Sims, ma per fortuna ho capito in tempo che non fossero proprio la stessa cosa. Grazie a questi giochi però, ho avuto una visione più concreta di stile, sia artistico che estetico, che mi ha aiutato molto nel disegno e nel mio lavoro attuale.
Andrea Alfonsi:
Quali elementi e caratteristiche dei videogiochi li avvicinano al concetto di arte?
Annamaria di Ruocco:
Sono dell’idea che il videogioco in sé sia una forma d’arte, come lo è il cinema. Alla fine troviamo le stesse cose, dalla scrittura dei personaggi, allo studio della scenografia. Avendo avuto modo di lavorare a due piccoli giochi indie come artista, ho visto in prima persona quanto lavoro ci sia dietro, anche se in questo caso parliamo di progetti microscopici messi accanto a grandi nomi. Per me, personalmente, non esiste che giochi come Dark Souls, Metal Gear, Assassin’s Creed non siano considerati arte, non limitandosi al pensiero di “Eh sì è un bel gioco” ma andando a studiare da vicino quanta attenzione ci sia stata nel loro sviluppo, per farli diventare dei giochi iconici.
Andrea Alfonsi:
Come può l’immersione in un ambiente videoludico facilitare l’apprendimento di una nuova lingua?
Annamaria di Ruocco:
Banalmente posso citare il caso di mia sorella più piccola, che all’età di quattro anni ha imparato a leggere e scrivere grazie al Nintendo DS, con Animal Crossing e Nintendogs. In questo caso parliamo di un soggetto direttamente inabile a parlare o capire anche la sua lingua madre, ma l’apprendimento di una nuova lingua è facilmente intuibile giocando online, come per esempio a League of Legends o Overwatch, che ti spingono a parlare con altre persone provenienti da tutto il mondo. Ci sono casi in cui magari delle citazioni ci entrano in testa fino ad imparare il significato di quella parola, anche se detta in una lingua diversa dalla nostra, come per esempio potrebbe essere stato per qualche straniero alle prese con Assassin’s Creed 2 e Revelation. Personalmente non posso citare questo caso specifico, poiché non mi viene in mente nessuna parola straniera appresa tramite i videogiochi, se non qualche esclamazione giapponese che però conoscevo già dagli anime.
Andrea Alfonsi:
In che modo l’esperienza di videogiocare insieme a qualcuno a titoli cooperativi può tradursi in abilità utili in ambito lavorativo e scolastico? [Team work e problem solving]
Annamaria di Ruocco:
Non ho mai testato l’esperienza di giocare in team in un’età dove l’apprendimento di questi fattori sarebbe stato utile, purtroppo. Ho iniziato a giocare in maniera cooperativa pochi anni fa con i miei amici ad Overwatch, ma prima ho sempre evitato, causa di brutte esperienze su league of legends ed overwatch stesso, alimentate anche dal fatto che sono una donna. Purtroppo questo argomento non è così scontato come magari si può pensare
Andrea Alfonsi:
In che modo i giochi online possono agevolare la connessione tra le persone, fornendo un’alternativa alla socialità tradizionale, soprattutto per coloro che affrontano problematiche o restrizioni nell’instaurare relazioni sociali tradizionali?
Annamaria di Ruocco:
Molti dei miei amici della mia adolescenza vengono dall’ambiente videoludico. Io e il mio ragazzo abbiamo approfondito il nostro rapporto giocando in cooperativa insieme su Bloodborne, prima di metterci insieme quando eravamo al liceo. Praticamente tutte le persone che conosco e mi tengo stretta adesso per un motivo o per un altro le ho conosciute grazie ai videogiochi.
Credo che il rapporto che instaura fra le persone che giochino ai videogiochi non sia diverso da persone che instaurino nuove amicizie attraverso lo sport. Alla fine ci si trova lì per fare qualcosa che appassiona entrambi, e già questo è motivo di connessione
Andrea Alfonsi:
Hai mai utilizzato i videogiochi come fonte di ispirazione per le tue opere d’arte? Se sì, quale gioco ti ha influenzato di più e in che modo?
Annamaria di Ruocco:
Certo!
La mia arte nasce grazie ai videogiochi. Quello che mi ha influenzato di più è stato senza dubbio Super Mario, di cui ancora oggi conservo qualche tratto grafico, come gli occhi dei personaggi.
Mi sono fatta conoscere sui social con fan art di Bloodborne, Monster Hunter, Overwatch e molti altri giochi.
Ancora adesso continuo a farmi strada su internet grazie alle fan art videoludiche
Andrea Alfonsi:
Quali videogiochi ritieni abbiano un impatto particolare sulla cultura popolare o siano importanti dal punto di vista artistico?
Annamaria di Ruocco:
Senza alcun dubbio Metal Gear. Trovo sia un gioco completo sotto ogni punto di vista, dalla scrittura all’arte, fino al gioco stesso. È innegabile sia un pezzo di storia e che molti videogiochi successivi abbiano preso il suo esempio.
Andrea Alfonsi:
vorrei chiederle di esprimere la sua opinione sull’uso delle ROM (emulazione) e sulla pirateria, soprattutto riguardo al loro ruolo nella preservazione di questo patrimonio videoludico, specialmente per i retrogame.
Annamaria di Ruocco:
La pirateria è un argomento molto delicato, poiché come citato fino ad adesso, dietro ai videogiochi vi è un enorme lavoro di sviluppo dietro. È anche vero però che è proprio grazie a questa sorta di “pirateria” che molti vecchi giochi è possibile giocarli anche oggi, ed in qualche modo si siano quindi preservati.
Io personalmente non me la sono mai sentita di piratare un videogioco, proprio per non uccidere tutto l’enorme lavoro di sviluppo che si cela al suo interno. Piuttosto però, ho approfittato di questi download per rigiocare magari al pc vecchi giochi introvabili, come il signore degli anelli per PS2 o i vecchissimi giochi per PC di Scooby Doo
Andrea Alfonsi:
Cosa pensi dell’interazione tra l’arte tradizionale e i videogiochi? Come vedi l’evoluzione di questa relazione nel tempo?
Annamaria di Ruocco:
Sarò monotona nel citare sempre Metal Gear, ma si rivela sempre essere l’esempio perfetto per queste domande. Metal Gear è la dimostrazione tangibile che l’arte tradizionale, in questo caso del maestro Yoji Shinkawa, può essere una delle colonne portanti di un titolo videoludico. Ormai l’arte e gli artisti si sono adeguati alle enormi possibilità che offrono i videogiochi, e molti si sono lanciati in questo nuovo ambiente lavorativo attualmente molto fiorente. Come dicevo prima, ormai i videogiochi sono diventati una forma d’arte a sé, e lo studio artistico di creazione che c’è dietro è una “Nuova” forma d’arte del tutto affermata, dal character design alla concept art d’ambiente di gioco.
Andrea Alfonsi:
Qualche titolo videoludico che consiglierebbe per arricchire il proprio bagaglio culturale e competenziale?
Annamaria di Ruocco:
Personalmente consiglio sempre giochi poco conosciuti, quelli che magari vengono visti di meno dalle masse, ma hanno tantissimo da offrire. Un ottimo esempio sono Undertale e Hollow Knight, che sono un ottimo esempio che non servono grafiche mozzafiato e milioni di ore di gioco perché un prodotto del genere sia un piccolo capolavoro. Finanziare piccoli titoli come questi, ci garantisce che ci siano grandi titoli un domani.